TAURASI E' TAURASIA

© ELIO CAPOBIANCO, 2018


  • TAURASIA SOPRAVVIVE NELL'ODIERNO TAURASI

A breve distanza dalla riva del Calore, ove giunge quasi alla metà del suo corso, sorgeva Taurasia, […]. La memoria nondimeno di Taurasia sopravvive nell’odierno Taurasi, sopra un’eminenza, alla destra ed a due miglia dal Calore, dove fu forse l’acropoli della città, se non la città istessa. Altro non vi rimane che un’antica torre diroccata in parte nel 1806, e qualche avanzo delle solide muraglie ond’era circondata, una parte delle quali si vede sepolta nelle scuderie del palazzo baronale. A breve distanza vi rimane un sotterraneo cunicolo nel luogo detto Piano delle Angioli, ad uso forse di uscita segreta in caso di assedio ed ivi presso scoprivasi nel 1796 una grande colonna di travertino, la quale poggia sopra solido fabbricato. Appartenne ad un tempio, o ad altro edifizio? Io non so dirlo, ma non infruttuosi sarebbero gli scavi per assicurarci della vera situazione della città, e di qualche sua grande fabbrica […]”, così scriveva il Corcia, in <Storia delle Due Sicilie> (1845) ed aggiunge: “Presso questi ruderi si scoprirono molti ornamenti muliebri di bronzo ed avorio; e tutte brevi notizie ho dalla gentilezza del mio egregio amico sig. Colonnello Degli Uberti di Taurasi, il quale per la sua dottrina ed amore della patria merita ch’io ne faccia onorato ricordo”. 

 

Philippe Cluver in <Italia Antiqua> (1624), riporta: «Ad dexteram Caloris ripam est perantiquum oppidum Taurasium». Ancora lo Zigarelli, in <Storia della Cattedra di Avellino> (1856): “Ora dell’antica Taurasia altro non rimane che l’arx dè Romani, con gli aggiunti sobborghi, dandoci idea della sua prisca grandezza […]”, ed era della convinzione che la città fosse situata in c.da s. Pietro, ed a tal proposito aggiunge “[…] essendosi pure in ogni tempo discoperte fondamenta di edifizii, ed in particolare d’appresso la cappella di s. Pietro, che formava il centro dell’abitato; essendo stata essa del paese la primiera parrocchia, o rettoria”. 

 

Bastano questi riferimenti storici per posizionare l’antica città di Taurasia, nel territorio dell’odierno Comune di Taurasi? Pensiamo di si.

 

  • QUANDO COMPARE IL NOME DI TAURASIA NELLA STORIA?

Il nome di Taurasia compare nell’elogium scritto sul sepolcro di Lucio Cornelio Scipione Barbato, legato romano, che fu rinvenuto nel 1782 fuori Porta Capena a Roma:

 

CORNELIVS.LVCIVS.SCIPIO.BARBATVS.GNAIVOD-PATRE.

PROGNATVS.FORTIS.VIR.SAPIENSQVE.QVOIVS.FORMA

VIRTVTEI-PARISVMA.FVIT-CONSOL.CENSOR.AIDILIS.QVEI

FVIT.APVD.VOS-TAVRASIA.CISAVNA.SAMNIO.CEPIT

SVBIGIT.OMNE.LVCANAA.OBSIDESQVE.ABDOVCIT

 

(= “Lucio Cornelio Scipione Barbato, figlio di Gneo uomo forte e saggio di cui la bellezza fu eguale valore e che fu console, censore, edile presso di voi, conquistò Taurasia, Cisauna, Sannio, soggiogò tutta la Lucania e ne riportò ostaggi”). Quindi egli aveva conquistato un’importante città sannita, nel corso della Terza Guerra Sannitica, se era degna di comparire sulla sua “lapide sepolcrale”. Come Cisauna (“[…] chi la vorrebbe a Chiusano per la sola analogia del nome, e chi a Locosano […]”, luogo di villeggiatura dei Taurasini, “[…] quando, essendo stati infermi, per riaversi, li era di mistero far mutatione d’aria […]” e Sannio.

E' molto probabile che il monte Tuoro che sovrasta il centro di Chiusano di s. Domenico, abbia preso il nome proprio da Taurasia, infatti il significato della parola è “la montagna del toro”.

 

  • TAURASIA, CITTA’ DEI TAURASINI

Un altro punto molto importante e che non viene mai sottolineato e che Taurasia era si città sannita, ma non irpina, apparteneva infatti alla tribù dei Taurasini (“popolo di montagna”), a tal proposito Tito Livio è molto chiaro, in <Urbe condita storia>, riporta: “[…] Ager publicus populi Romani erat in Samnitibus qui Taurasinorum fuerat […]”, ovvero, “vi era tra i sanniti un pubblico agro romano, che una volta fu dei Taurasini”, proprio dei Taurasini e non degli Irpini. Questo campo -da Roma- era stato espropriato alla fine della Terza Guerra Sannita divenendo proprietà demaniale, ovvero dello Stato, ed era stato destinato alla fondazione di ‘colonie’ o distribuito fra i cittadini riservandosi di esigere una tassa.

 

  • NELL’”AGER TAURASINORUM” PIRRO VIENE SCONFITTO

Nel 275 a.C. Pirro re d’Epiro viene sconfitto dall’esercito romano e questa battaglia passerà alla storia anche per il fatto che poco dopo la città sannita di Malventum diverrà "colonia" romana col nuovo nome di Beneventum, ma il conflitto avviene in realtà nel territorio di Taurasia: “Di là della riua del fiume Calore non molto lungi da Taurasi, e dalla sua sinistra parte fino à Benevento vi sono spatiose campagne, alle quali gli Romani [dei consoli Manio Curio Dentato e Lucio Cornelio Lentulo, smessa ogni paura degli elefanti]  con Pirro Rè dell’Epiro ferono sanguinosa battaglia, ne riportarono vittoria, e posero in fuga […]”, scrive il Bellabona, <Raguagli della città d’Avellino> (1656), mentre il Floro, l’Orosio e il Frontino chiamano questi “Campis Arusinis”, “[…] li quali, ancorché  discordino nel nome Taurasino, essendo stati non bene scritti da’ Trascrittori, hor Aurasini chiamando l’habitatori, e nella Lucania, e non Irpino descriuino il paese […]”; Plutarco dice: “[…] loco circa Beneventum […]”, così lo Zonora <Annali>: “Determinato il gran fatto di Pirro nel Sannio, debba leggersi Taurasinos, e non Aurasinos da Taurasia paese notissimo all’oriente del Calore”.

 

Il Cluver, correggendo tutti, chiama questi “Taurasini”. “Da che hanno conchiuso, che non cade dubbio, che Pirro fu sconfitto presso Benevento, però chi dice fra Benevento e Sepino, e chi fra Benevento e Taurasi, fra costoro è il Mommsen <Storia di Roma antica>. Altri poi, […] finiscono col ritenere la sconfitta di Pirro avvenuta nei campi di Taurasi, e fra costoro e l’abbate Mirabelli nella sua storia del Pensiero Romano. Quindi non deve fare meraviglia se, collazionate queste diverse opinioni, il Di Meo scrisse: collazionati dunque insieme i luoghi di Plutarco, Livio e Plinio, sembra probabile il sentimento Cluveriano, che fossero gli Arusini i fertili campi di Taurasi”.

 

  • VENGONO DEPORTATI I LIGURI APUANI

Tra il 181-180 a.C., ben 40mila persone furono mandate ad abitare nello spopolato – per guerre ed emigrazione – “agro pubblico” che una volta era appartenuto ai Taurasini, essi ebbero una cifra enorme per l’epoca, ben 150.000 sesterzi per comprare (dai Romani!) tutto ciò che era necessario nelle nuove abitazioni (Livio).

 

L’intera operazione della spedizione fu affidata agli stessi proconsoli che li avevano sconfitti, M. Bebio Tanfilo e P. Cornelio Cetego, da cui la popolazione celta dei Liguri Apuani, furono chiamati e distinti, secondo Plinio: in “Ligures Baebiani et Corneliani”, scrive il Bellabona: “[…] gli suoi habitatori con diuersi nomi chiamati prima Taurasini, dopò i Liguri, Cognominati Corneliani, e Bebiani […]”. "Primieramente veniamo a comprendere quai fossero stati i popolo Liguri Corneliani, e Bebiani di Plinio negl'Irpini, così detti, perchè furono qui da questi due consoli trasportati, da cui ritennero il nome. In secondo risappiamo, che il gran campo a' Liguri assegnato fosse stato una volta de' Taurasini, la città appellar dovevasi Taurasium. Ci espresse Livio, ch'essi trovarono qui tutte le abitazioni, senza il bisogno di doverle edificare, e che il denaro ad essi assegnato servir solamente doveva per comprarvi i mobili, ed altre cose necessarie... Esisteva adunque la città al loro arrivo, ma orba, e deserta di abitanti, dopo tante ruine, che aveva da' Romani ricevuta".

 

Ci dice il Vitale in <Storia della regia città di Ariano> (1794): “[…] Dal che poi le Borgate Liguri furon distinte in Taurasi in due ripartimenti, e denominati, Ligures Bebiani, e Ligures Coneliani […]”.

 

Per il Guarini, <Illustrazione dell’antica Campagna Taurasina> (1820): Di queste ‘colonie’, una doveva abitare nell’agro “circa” e l’altro nell’agro “ultra Taurasiam”. Così compare un qualche riferimento a Taurasia nel beneventano. A questa prima spedizione ne seguì un’altra di 7000 uomini; i Liguri Apuani rimasti ripresero le armi e furono obbligati ad arrendersi nei pressi di Pisa dal console Fulvio; essi furono prima spediti a Neapolim e poi condotti nel Sannio dove furono loro  assegnati  dei  terreni  “inter  populares” cioè senza uscire dalla vasta regione di Taurasia. Non è possibile che questi sventurati furono chiamati – per essere distinti dagli altri – “Ligures Pisani”? Infatti quasi a conferma di ciò, a tre km. dall’odierno abitato di Taurasi, vi è una località chiamata: Pisano.

 

Il Romanelli, <Antica topografia istorica del Regno di Napoli> (1818), scrive: “I Campi Taurasini assegnati ai Liguri Apuani occupavano tutta la riva destra e sinistra del fiume Calore, pria di arrivare a Benevento; che potrebbe chiamarsi campagna sannitica. Qui si vede il piccol oppido appellato Taurasi, che ne ritiene lo antico nome, e ne mostra ancora le rovine”.


 

  • UNA TAURASIA TRA I CELTI

Lo storico Appiano ci dice che Annibale, attraversato le Alpi, investì e distrusse Taurasia (città dei Taurasci, detti Taurini dai Romani loro alleati è da identificarsi con l’odierna Torino), in guerra contro i Galli Insubri e Boi, i popoli che invitarono in Italia il condottiero punico. Bene, ma Taurasia non è un nome sannita e come mai figura tra i celti?

 

  • TAURASI: IL NOME NON A CASO

L’antica Taurasia non perdé il suo nome nella storia dopo che fu distrutta […]”, scrive il Della Vecchia <Ricerche sulla vera posizione de’ Campi Taurasini…> (1823).

 

Esistente ancora durante il dominio bizantino. Il nome non le fu ridato a caso, quando si venne a formare il nuovo-odierno abitato, sorse forse il dubbio di come chiamarlo? Era abitudine longobarda dare un nuovo nome ai centri che loro fondavano e lo stesso Paolo Diacono (il monaco che nel VIII sec. scrisse a Montecassino la “Historia Longobardorum”)  ricorda i villaggi che avevano preso il nome da “Gepidi, Bulgari, Sarmati, Pannonii, Svevi, Norici e altri del genere” ovvero popoli giunti al loro seguito. Ma qui questo costume non venne rispettato e perché il ricordo dell’antica città non fosse mai dimenticato, ecco: Taurasi (è questa la prova definitiva dell’esistenza nelle immediate vicinanze di quella che un tempo era la “città famosa degl’Irpini, e di cui tanto si è scritto”, come scrive lo Iannacchini, che aggiunge: “Il nome ci ricorda il toro, compagno inseparabile delle migrazioni Osco-Sabelliche, che poscia sgozzatasi al nume Sabo o Sango, giunto che erasi al punto di fermata”.

 

Il Ciarlanti in <Memorie Historiche del Sannio> (1644), riporta: “[…] Questa impresa esser dimostra di quei primi Saniti, i quali ciò presero in memoria di quel Toro, che fu loro condottiero, datoli da genitori, e questa vsarono per arme, & insegna; & oltre à quel che apertamente se ne vede, viene altresì ad vn certo modo affermato dal Casella de Aboriginibus con queste parole. “Primi enim Sabelli Tauro duce dispositi sut. Vndè et Tauru insignis praeferut”. Il Toro forse dipinto portauano nelle bandiere […] ch’eglino haueano in veneratione, e gli istituissero i giuochi, che nominarono Taurasini, e Taurasi la Terra.

 

  • TAURASIA E I CAMPI TAURASINI... FINO AI NOSTRI GIORNI

Ancora ad inizio del XII sec. l'abitato è chiamato “Castrum Taurasie, che ricorda l’antica città degli Irpini e i campi Taurasini del tempo dei Romani” (Leone Mattei-Cerasoli, in <Samnium> 1947) e in un rogito del settembre 1181, vi è un giudice Pietro “de Taurasio”; nel 1269, dai “Registri della cancelleria Angioina”, nelle Universitas dei “[…] principatus et terre Beneventane […], si pagano di stipendio: 1 oncia d’oro e 15 tarì agli “equites” e 18 tarì ai “servientes”, al mese, per mantenere l’ordine pubblico; in “[…] Taurasia servientibus duobus […]”; l’abate di Montevergine, originario di Taurasi, nel marzo 1273 si firma Giovanni “de Taurasia” ed ancora, nella “Rationes Decimarum Italiae […]”, del 1328, vi è “Clero Taurasia..." e nel giugno 1481, sempre in un rogito compare: “apud forum nundinarum sancti Petri de Taurasio”.

 

Ignazio Danti, il cosmografo preferito dai papi, fu lui che disegnò, tra il 1581-1583, le famose carte geografiche del Vaticano, nell’Italia Antiqua, pone Taurasia (Taurasium, per la precisione) proprio qui, ci sarà stato un motivo, le carte sono disegnate molto accuratamente.

Italia Antiqua, di Ignazio Danti (Musei Vaticani, 1581-1583)
Italia Antiqua, di Ignazio Danti (Musei Vaticani, 1581-1583)
Italia Antiqua (part. Taurasium), di Ignazio Danti (Musei Vaticani, 1581-1583)
Italia Antiqua (part. Taurasium), di Ignazio Danti (Musei Vaticani, 1581-1583)

 

Pure il toponimo “Campi Taurasini” non è mai scomparso, durante il ventennio fascista era utilizzato per una zona agraria catastale, la n. VI di collina, detta “Medio colle dell’Agro Taurasino” per una sup. di 242 kmq., è importante far notare che tra le 9 zone questa era l’unica che faceva chiaramente riferimento ad un Comune e addirittura di recente (2005) è ritornato a nuova vita, infatti con questo termine si designa una sottozona della D.O.C. "Irpinia” del più famoso rosso D.O.G.C. “Taurasi”, che comprende i Comuni di Taurasi, Bonito, Castelfranci, Castelvetere sul Calore, Fontanarosa, Lapio Luogosano, Mirabella Eclano, Montefalcione, Montemarano, Montemiletto, Paternopoli, Pietradefusi, Sant’Angelo all’Esca, San Mango sul Calore, Torre le Nocelle, Venticano, Gesualdo, Villamaina, Torella dei Lombardi, Grottaminarda, Melito Irpino, Nusco e Chiusano di San Domenico.

  • CONCLUSIONI

Chi volesse cercare un qualche piccolo colosseo o anfiteatro rimarrà sicuramente deluso, non li troverà più, per il semplice motivo che i suoi marmi e le sue pietre furono utilizzate, soprattutto, per la costruzione di Eclano (Aeclanum), città romana sorta nella Campagna Taurasina proprio per tenere a bada i bellicosi guerrieri, come riporta il Guarini, e non fu un semplice caso che dopo la Guerra Sociale del 90 a.C. (quando i  popoli “ribelli” del Meridione che chiedevano la cittadinanza romana, si unirono in una lega e fondarono un nuovo Stato – una federazione di varie città – che chiamarono “Italia”, da Italo re di Sicilia), Taurasia (divenuta Taurasium) venne iscritta alla tribù “Cornelia”, che discendeva dall’antico conquistatore mentre Aeclanum e le altre, passarono alla tribù "Galeria". Successivamente l’attuale Taurasi, risorta in epoca longobarda sfruttò ciò che restava dell’antica genitrice.

 

Il grande archeologo Theodor Mommsen, in <Bullettino dell’Istituto di Corrispondenza Archeologica> (1847) scriveva: “[…] L'unica prova dell'identità dell’odierno Taurasi coll'antica Taurasia è l'omonimità, e quanto questa sia debole, non è chi l’ignori, anzi l'odierno Taurasi è tanto vicino ad Eclano, che pare incredibile avere esistito due città ragguardevoli a così menoma distanza. E supposto anche che Taurasia fosse realmente a Taurasi, chi sa fin dove arrivava il suo territorio? […]".

 

Vogliamo chiudere con le parole del Guarini, <Appendice alla seconda edizione delle ricerche sull’antica città d’Eclano> (1815): “[…] Ma qual si è l’antica Taurasia? Quale la campagna del suo destino Cisauna? La domanda sarebbe superflua per Taurasia. Esiste il rispettabile Comune di questo nome: esiste la Campagna Taurasina; e vi si incontrano abbastanza monumenti antichi, onde riconoscerne la vera topografia […]”.

Pensiamo che basti tutto ciò, ma lasciamo il compito al prof. Ferri, <Taurasi e i Campi Taurasini…> (1963): “Siamo grati a questi studiosi, che resero giustizia  alla nostra Taurasia, col fissare definitivamente nel suo territorio la sede della città sannitica”.

 

Italiae antiquae, tomus secundus [Philip Cluver, Lugduni Batavorum 1625]
Italiae antiquae, tomus secundus [Philip Cluver, Lugduni Batavorum 1625]