il culto di s. Benigno martire


Nella chiesa dell'Immacolata Concezione (Oratorio) dal 1804 si conserva il “Corpo”di s. Benigno, giovane martirizzato, forse nel marzo del 304 sotto l’imperatore Diocleziano, quando questi con il quarto editto, impose a tutti i cristiani di sacrificare agli dei in pubblico.

 

  • GLI SCAVI

 

Tutto ebbe inizio nel XVIII sec., quando a Roma furono effettuati degli scavi nelle catacombe di s. Calepodio, durante i lavori vennero scoperti molti Corpi di martiri, tra questi alcuni erano già conosciuti, ma di altri si sapeva poco o nulla. I corpi man mano che venivano recuperati erano esposti alla venerazione popolare, ed era motivo di orgoglio per una comunità averne uno.

 

  • BENIGNO

 

Così fu per questo giovane, a cui fu dato il nome di “Benigno”, “nome latino che significa: di buon carattere” (1). In origine il nome era "Benegno".

 

  • A TAURASI

 

Dal libro delle Conclusioni della Confraternita dell’Immacolata Concezione, foglio 15/bis, si legge: “Oggi che sono il 2 febbraio 1804, essendo radunati a tocchi di campane tutti i fratelli di questa Congregazione, ed essendosi proposto di far venire un Corpo santo Battizzato da Roma, e si è fatta bussola e tutti vi hanno posto i voti inclusovi ed hanno detto, sì”. La richiesta fu presentata a Roma dal segretario della Confraternita Ferdinando Massa e venne accettata, nel mese di giugno il cardinale Giulio M. de Somalia, donò a padre Aloisio V. Cassitto, il Corpo di un santo, avente il nome beneaugurate di “Benigno”. Quest’avvenimento è scritto in una pergamena: “Giulio Maria de Somalia, Cardinale Presbitero […] A tutti e ai singoli, […], facciamo fede ed attestiamo che abbiamo dato in dono,[…], esattamente al reverendo padre Aloisio Vincenzo Cassetto[…], il Corpo sacro di S. Benigno, Martire di Cristo, con la testa restaurata, da parte nostra, su mandato del SS. nostro Papa Pio VII, estratto dal Cimitero di S. Calepodio, con un vasetto di vetro rosso e che con riverenza, abbiamo collocato insieme […], riccamente vestito, secondo l’antico costume militare, di vesti di seta bianca cerulea e di rovi ornati di fregi aurei ed argentei, nonché di pietre preziose e gemme, in una grandissima urna di legno, della lunghezza di otto palmi, dipinta di colore porfido e munita, sulla parte inferiore di vetri di cristallo, insieme unite e sulla parte posteriore di una tavola di legno ben chiusa e legata, insieme con una benda di seta color rosso e contrassegnata con i nostri sigilli. Abbiamo consegnato tutto al reverendo Abate don Domenico Tota, procuratore diretto di Cassitto […]”.

 

In seguito padre Cassitto donò il "Corpo" alla Confraternita, sul retro della pergamena vi è infatti: “Noi fra  Aloisio Vincenzo Cassitto dell’Ordine dei Predicatori […] facciamo noto che abbiamo concesso il Corpo intero del Beatissimo Martire Benigno, […], al venerabile Sodalizio, sotto il titolo di Santa Maria Concepita senza macchia, nella città di Taurasi, […], perché sia esposto alla pubblica venerazione dei fedeli di Cristo e concili la grazia divina agli amatissimi cittadini, ai quali, con zelo, rivolgiamo l’invito che non si dimentichino di noi, nelle preghiere, pubbliche e private ”.

 

L’atto venne reso pubblico dal notaio Pasquale de Curtis il 20 luglio; pochi giorni dopo, il 7 agosto, il vicario foraneo delegato don Michele Paladino, per ordine del vescovo di Avellino e Frigento, d. Sebastiano de Rosa, prese visione del Corpo alla presenza del priore Marciano Caggiano e del reverendo d. Pasquale Tranfaglia. Dal Libro della Confraternita si legge: “[…] stabilito e decretato che è lecito, e sia che venga esposto alla pubblica Venerazione dei fedeli il Corpo di s. Benigno Martire nella Vostra Chiesa nella Terra di Taurasi […]”, da questo istante il Corpo viene esposto e venerato (2).

pergamena del card. de Somalia
pergamena del card. de Somalia

pagina del Libro della Confraternita dell'Immacolata Concezione, in data 1804 sulla ricognizione del "Corpo" di s. Benigno
pagina del Libro della Confraternita dell'Immacolata Concezione, in data 1804 sulla ricognizione del "Corpo" di s. Benigno
indulgenza plenaria di papa Pio IX
indulgenza plenaria di papa Pio IX
  • LE INDULGENZE PLENARIE

 

Nel giorno scelto per i festeggiamenti, l’8 settembre 1804, papa Pio VII concesse l’indulgenza plenaria (nella teologia cattolica, remissione della pena temporale dei peccati, accordata dalla Chiesa ai vivi a titolo di assoluzione e ai morti a titolo di suffragio) che poteva essere rinnovata ogni sette anni; un’altra indulgenza fu concessa da papa Pio IX nel 1859, come si legge in una Bolla Pontificia “[…] a tutti i cristiani di ambo i sessi, sinceramente pentiti, confessati e comunicati, che visiteranno devotamente la Chiesa sotto il titolo dell’Immacolata Concezione, in Taurasi della Diocesi di Avellino, nel giorno in cui si celebra la Festa di San Benigno Martire, dai primi Vespri, o in uno dei sette giorni seguenti, a scelta di ciascun fedele, dal sorgere del sole fino al tramonto dei detti giorni, e pregheranno per la concordia dei Governanti, per la vittoria sulle eresie e per il trionfo della santa Madre Chiesa, concediamo l’Indulgenza Plenaria per la remissione di tutti i peccati, fidanti nella misericordia di Dio […]”. Un’ulteriore indulgenza si è avuta il 16 novembre 1989, per volere di papa Giovanni Paolo II, su richiesta del vescovo d. Gerardo Pierro in occasione della festività della Vergine Immacolata, nonché nel giorno della celebrazione delle funzioni per la riapertura al culto della chiesa ed in occasione del IV centenario della sua edificazione.

 

  • LE RICOGNIZIONI

 

Fu effettuata l’11 settembre 1856, dal vescovo Francesco Gallo, la visita fu richiesta espressamente dal priore della Confraternita al fine di poter ripulire l’urna “perché macchiata in più parti, stante che le lastre, che la recingono essendo malconnesse vi penetra molta aria e polvere”. Il 2 settembre 1902, fu effettuata da d. Giovanni Festa una nuova ricognizione sul Corpo, alla presenza dell’arciprete d. Emanuele Caporale, del primicerio d. Giovanni Santoli e del padre spirituale della Confraternita d. Antonio Mele. Un’ultima ricognizione si è avuta il 22 agosto 1981, dal vescovo d. Pasquale Venezia, erano presenti numerose persone, tra cui il padre spirituale della Confraternita d. Gerardo Antonellis, il parroco d. Luigi Liberto ed il sindaco prof. Piero Camuso.

  • LA NUOVA URNA

 

Il "Corpo" di s. Benigno è stato rimesso nella nuova urna di metallo dorato il 18 marzo 1924, a seguito del sisma del 1980 fu notevolmente danneggiata, prontamente restaurata.

 

  • LA LEGGENDA

 

Si narra che Benigno fosse stato un ufficiale dell’esercito romano, un giorno si trovò di passaggio per il nostro territorio ed attratto dalla bellezza dei luoghi ne rimase affascinato ed espresse il desiderio di essere sepolto qui dopo la morte. Per confermare la sua volontà, con la spada intaccò il portale della chiesa, dove oggi riposa.

 

Un’altra leggenda, narra di un convoglio funebre che trasportava il corpo di un militare morto in battaglia per difendere i dettami della cristianità. Giunti in prossimità della chiesa, la bara si fece molto pesante da impedirne l’ulteriore trasporto. Alla sua protezione si affidarono le famiglie che avevano avuto la sventura di avere un parente in armi durante le due guerre mondiali. Gli ex-voto sono stati cuciti su un drappo rosso, che viene esposto in occasioni solenni (3).

indulgenza plenaria per la riapertura della chiesa (23 novembre 1989)
indulgenza plenaria per la riapertura della chiesa (23 novembre 1989)



il Corpo di s. Benigno, recuperato dalle macerie della chiesa dell'Immacolata Concezione, nel dicembre 1980

 ricognizione del 22 agosto 1981 (foto di Giovanni Gerardo Selvitella)
ricognizione del 22 agosto 1981 (foto di Giovanni Gerardo Selvitella)

A. Moltedo, Dizionario geografico-storico-statistico de' Comuni del Regno delle Due Sicilie, Napoli 1858, pp. 387-388.


BIBLIOGRAFIA:

(1) S. BENVENUTI, Il Nominario, Milano 1989, p. 25.

(2) G. TRANFAGLIA, Il culto di s. Benigno Martire, in “La Voce del Paese”, 1977.

(3) C. CLERICUZIO, La leggenda di San Benigno, in “Corriere dell’Irpinia”.