IN GIRO PER I COLLI TAURASINI

Testo e disegni di Albano Marcarini

Itinerario pubblicato su BELL’ITALIA, febbraio 2012


«Taurasi - recita una corografia di fine Ottocento - giace a 380 metri d’altezza, sulla destra del fiume Calore, in provincia di Avellino, con tre chiese e un ex-convento dei frati Domenicani. Il territorio, in monte e in piano, produce granaglie, frutta, olio, vino, ortaglie; non mancano i boschi e i pascoli con bestiame numeroso. Conta 2454 abitanti».

 

Dopo più di un secolo, Taurasi non è cambiato di molto ed è già una bella cosa in un Paese dove lo spopolamento delle campagne pare inarrestabile, specie al Sud. Conta 2519 abitanti e il suo territorio è ancora mirabilmente segnato da un paesaggio agricolo parcellizzato,  dove non esiste una monocoltura ma dove, esattamente come un secolo fa, tante diverse coltivazioni sono accostate l’una all’altra. Gli agronomi lo chiamano paesaggio policolturale intensivo e va protetto per un’infinità di ragioni. La prima è che si tratta di un paesaggio bellissimo.

Vorrei invitarvi a visitarlo in bicicletta ma devo avvertirvi che non sarà cosa facile. Nonostante il territorio sembri delineato da morbide colline che versano i loro declivi sul fondovalle del fiume Calore, in realtà le strade, ricavate sui vecchi tratturi contadini, non fanno sconti per nessuno, per i ciclisti men che meno. Quindi preparatevi a brevi, ma dure rampe in salita che, per la verità, senza perdere in dignità, si possono tranquillamente affrontare a piedi, ‘macchina’ alla mano. Un modo in più per godere del paesaggio senza affaticarsi. E mi scuso anche se sarò costretto a perdermi in pedanti descrizioni del percorso per non farvi uscire dalla retta via.

 

Si parte dunque da Taurasi, posato su uno sprone a dominio della valle. Ha un bell’impianto medievale, con un asse stradale centrale, chiuso da due porte, e tanti vicoli laterali che, sul fondo, portano agli spalti delle vecchie mura. Da notare i portali in pietra, finemente lavorati. Taurasi è nota per il vino che prende il suo nome. Le vigne sono sparse sul territorio di ben 17 comuni irpini e danno un corposo e apprezzato vino rosso, l’Aglianico Taurasi appunto. Lo si può degustare nell’Enoteca regionale dei Vini d’Irpinia, allocata nelle sale del castello.

Lasciata alle spalle la porta Maggiore, stretta fra due massiccie torri che fanno corpo con il castello, si esce da Via Municipio passando accanto alla chiesa del Rosario, annessa all’ex-convento sopra citato, oggi casa comunale. All’altezza del monumento dedicato a Padre Pio si piega a destra, sulla provinciale 57. Lasciate le ultime case si rispettano le indicazioni per Lapìo, con una veloce discesa che porta al ponte sul fiume Calore. Subito dopo, ecco la prima sorpresa. Si passa sotto un imponente viadotto metallico, il Ponte Principe, un’opera di grande perizia ingegneristica, posata sul fiume nel lontano 1895, quando si inaugurò la linea ferroviaria Avellino - Rocchetta S.Venere. Inutile attendere il passaggio di un treno: da poco più di un anno la linea è entrata nel triste novero delle ‘ferrovie abbandonate’. Ora inizia la salita verso Lapìo con una serie di dolci tornanti. Fatti i primi e dopo aver lasciato a destra l’accesso alla stazione, si abbandona la strada principale per un viottolo, sempre sulla destra, che si inoltra nella campagna, pianeggiando. Si comincia a cogliere la bellezza del paesaggio: campicelli spartiti da bassi filari di alberi da frutta o da vigne, isolati casolari, uliveti e anche vecchi coltivi dimenticati. Il vino qui è il Fiano, un bianco che compete con il rosso Taurasi dell’altro versante della valle. 

 

Una rampa ripidissima mette nell’abitato di Lapìo dove, durante la Settimana Santa, si svolge il rito delle 22 Tavolate, gruppi di statue ottocentesche in cartapesta, raffiguranti scene dei Misteri di Cristo, recate in processione. Dal centro dell’abitato si seguono le indicazioni per Avellino (Via S. Martino). All’altezza di una croce votiva, si piega a destra per Via Corteianna tornando in aperta campagna. A una lunga discesa, segue un’altra dura salita. Per restare sul percorso bisogna rispettare l’indicazione per Montemiletto. Si passa a livello la ferrovia che prima avevamo sottopassato. Ora si riprende a salire, ma più dolcemente toccando alcune frazioni - dette ‘contrade’ - di Montemiletto. Non si arriva al capoluogo, giunti a un quadrivio con l’indicazione per Torre della Nocelle si piega decisi a destra per una stradina e poi ancora a destra in Contrada Santa Maria. È la via che ci fa di nuovo scendere nella valle del Calore. Di fronte spicca il paese-vedetta di Taurasi. Il fondovalle mostra il suo carattere policolturale. I campicelli lunghi e stretti sono bordati dai pioppi; si vedono gli ulivi sui pendii, qualche vigna, più spesso prati alberati, noccioleti e macchie di bosco. Stupiscono per dimensioni e portamento alcune querce. Si dice che in questa piana il console romano Manio Curio Dentato, nel 273 a.C., abbia sconfitto le armate di Pirro, re dell’ Epiro.

Superata Contrada S. Bartolomeo ci troviamo di nuovo di fronte a una salita su un fondo stradale molto sconnesso. Porta in Contrada Apruzzese e quindi sbocca su una strada provinciale che si segue verso destra passando per Contrada Carpino. Ora la strada prosegue più agevole e fra le varie biforcazioni occorre seguire quella che indica Contrada Fellette. Più avanti, al bivio con la provinciale 234 si prende a destra passando sotto l’Agriturismo Casino Rosso. Dopo un paio di chilometri in discesa si confluisce sulla Via Appia (statale 7) e quindi al Ponte sul Calore, dove prende avvio la statale 90 ‘delle Puglie’. Passato il ponte (fontana monumentale sulla sinistra) si seguono le indicazioni per Taurasi, lungo la provinciale 52. Con questa strada si potrebbe tornare al punto di partenza ma è preferibile, al primo tornante, abbandonarla e proseguire diritti, più vicini al fondovalle del Calore per poi guadagnare gradatamente quota lungo una stradetta immersa nella bellezza del paesaggio e quindi entrare a Taurasi.

 

Punto di partenza e arrivo:  Taurasi. 

Lunghezza: 32,8 km, andata e ritorno

Dislivello: 840 metri.

 

Quando andare: anche in inverno, nelle giornate miti.