SIMBOLI

© ELIO CAPOBIANCO, 2010


- stemma

l'attuale (dal 1991)
l'attuale (dal 1991)
  • IL TORO DEI TAURASINI

L’arme del Comune di Taurasi – per dirla in termini araldici – è “parlante [1]”, ovvero nelle sue figure rappresentate già si intuisce facilmente il nome del centro.

Il Ciarlanti scrive: “Si vedono in molti luoghi de Sanniti alcune teste di Tori scolpite con molto artificio in marmi, & in gran numero in Beneuento, Boiano, Isernia, & altroue, e grandi e picciole. In alcune sono teste scolpite de Boui solamente, & in altre sono di più intramezzate altre figure di diuerse maniere, poste in mètapi in mezzo à triglifi, come persone con haste lunghe in mano in atto di combattere, e con arnesi da soldati, cioè feudi, corazze, elmi, e simili; e tali teste coronate si veggono à quel modo, che gli antichi le vittime coronar soleuano, quando à sagrificar le portauano. Questa impresa esser dimostra di quei primi Sanniti, i quali ciò presero in memoria di quel Toro, che fù loro condottiero, datoli da genitori, e questa vsarono per arme, & insegna; & oltre à quel che apertamente se ne vede, viene altresi ad vn certo modo affermato dal Casella de Aboriginus con queste parole. Primi enim Sabelli Tauro duce dispositi sunt. Vendè, et Taurus insignis praeferunt .[…] Taurasi, di cui fanno mentione Livio, e Plinio, è similmente antico, e dicono alcuni, che fosse da Sanniti edificato in memoria del Toro, ch’egli haveano in veneratione, e gli istituissero i giuochi, che nominarono Taurasini, e Taurasi la Terra […] [2]”. Aggiunge lo Jannacchini: il toro è “[…] il compagno inseparabile delle migrazioni Osco-Sabelliche, che poscia sgozzavasi al nume Sabo o Sango, giunto che erasi al punto di fermata [3]”. Il nome di Taurasi, quindi, di chiara origine osco-sabellica, fa riferimento al toro.

 


[1] Stemma che attraverso gli smalti o le figure, allude al nome della famiglia o della città che le porta. Oppure vi allude giocando sull’assonanza o sulla similitudine con il nome. Anche se solo alcuni elementi formano un gioco di parole o stabilisce una relazione sonora con il possessore. In sostanza si tratta di emblemi “basati sulla parola” e illustrano come nei rebus il nome del titolare, magari in forma variata.

[2] G.V. CIARLANTI, Memorie Historiche del Sannio,  Isernia 1645, libro I°, pp. 13-14 e 49;

[3] A.M. JANNACCHINI, Topografia Storica dell’Irpinia, 1889, vol. I°, libro VI, capo VI, pag. 222;

 

1623
1623
  • L'"UNIVERSITAS" SI DA UN'ARME

Dal 1231, ogni “Universitas” (ovverosia “i cittadini considerati come un tutto [1]”) si poteva dare un santo patrono e scegliersi un’arme che la rappresentasse.

 

  • LA PRIMA RAFFIGURAZIONE

La più antica raffigurazione dell’arme figura su un capitello del 1623, dove compare il toro rampante su una campagna dove trova posto la scritta VBERTAS PVBLICA (fa riferimento alla natura rigogliosa della campagna taurasina)..

 

  • A COLORI

Sotto la volta della chiesa Collegiata di s. Marciano v., posta nel 1745, è visibile l’arme come era originariamente e si può così blasonare: “d’azzurro al toro furioso d’argento sopra una campagna di verde sormontato da una divisa alzata di rosso; in capo tre stelle (8) d’oro maleordinate”.

 


[1] F. SCANDONE, Abellinum Feudale, vol. II, parte I, Napoli 1948, p. 68;

1745. Chiesa di s. Marciano v&c, arco trionfale
1745. Chiesa di s. Marciano v&c, arco trionfale
  • IL SIGNIFICATO

Cosa stanno a significare il toro, le stelle, i colori così composti?

L’azzurro è il colore del cielo ed ha simbolizzato tutte le idee che salivano alte; il toro furioso –rampante- d’argento in campo azzurro è contrassegno di capitano fortissimo, giunto per trenue operazioni ai più alti gradi di gloria; le stelle rappresentano la mente rivolta a Dio, fama e nobiltà gloriosa, mentre le tre stelle in capo dimostrano che il possessore dell’arme era ghibellino ed infine la divisa alzata –una fascia molto piccola- rossa può rappresentare un buon generale, la maestà giusta e la vittoria audace [1].

 


[1] E. CAPOBIANCO-R. DE ANGELIS, Stemmario Taurasino, in “Vademecum Taurasino per l’anno 2000”, Fontanarosa 2000,  pp. 26-32;

1888
1888
1896
1896

1904
1904
1916
1916

1926
1926
1937
1937
1938
1938
  • VARIAZIONI ATTRAVERSO GLI ANNI

Con la legge n. 263 del 1 dicembre 1806, i Comuni (Le Comuni) del Regno di Napoli e poi delle Due Sicilie, non potevano più possedere uno stemma, ma adottare quello del Regno, stessa impostazione è confermata dai Borbone, prima con una nota del 10 giugno 1815, poi con tre decreti: decreto n. 4069 del 21 dicembre 1816, decreto del 15 marzo 1817 e n. 1082 del 20 gennaio 1818. Con l'avvento dell'Unità d'Italia ritornano gli stemmi dei Municipi. E' nel 1865 quando con una legge del 20 marzo entrano in vigore una serie di normative del Regno d’Italia, e tra queste la legge sull'Amministrazione Comunale e Provinciale del 23 ottobre 1859, che vengono dati ai Comuni precise indicazioni sugli stemmi da adottare, essi dovevano fare richiesta per la concessione dello stemma in forma di lettera patente “aperta” [1], estesa su pergamena, in mezzo delle quali doveva essere miniata la figura, la quale doveva venire inoltre descritta nel contesto delle medesime lettere in termini dell'arte [2]. In archivio non risulta nessuna richiesta di riconoscimento in quegli anni.

Il Decreto Legge n. 442 del 20 marzo 1924 faceva divieto assoluto ai Comuni di usare stemmi, emblemi, sigilli e gonfaloni, non legalizzati dalla Consulta Araldica del Regno (nel 1923 passata sotto le dipendenze della Presidenza del Consiglio) e le successive normative del 1928 e 1933 imponevano che gli emblemi dei Comuni fossero fregiati del Fascio Littorio nella figura araldica del Capo, per Taurasi non si conoscono stemmi dell’epoca, questo sta a significare che l’emblema non aveva avuto mai concessione, i documenti riportano solo scudi bianchi, senza figure e con il “Capo del Littorio”.

Lo stemma (adottato de facto, per consuetudine) non è più il medesimo, attraverso gli anni ha subito varie modifiche, dovute più all’iniziativa estemporanea del disegnatore e non a motivi araldici [3]. Negli anni 60 del XX sec., il toro compare più slanciato, tanto da occupare quasi tutto il campo ed è stata tolta la divisa e la campagna. Lo scudo è cimato da una corona all’antica ed ha ornamenti esteriori da Comune (in decusse rami di ulivo e quercia tenuti legati da un nastro bicolore bianco e rosso).

Nell’arme adottata dal 1976 e fino al 1985, il toro appare più tozzo.

Lo Statuto Comunale (s.d. ma del 1990), riporta al titolo 01, art. 2, comma 1 la seguente descrizione (sic!): “Il Comune di Taurasi ha come proprio segno distintivo un antico stemma riprodotto sui timbri comunali. Costituito da una figura di toro rampante sormontato da tre stelle […]”.

Nel 1991, nuovo cambiamento, oltre ad essere modificata la forma dello scudo, anche le figure interne sono ritoccate. Si può così blasonare: “d'azzurro, al toro furioso al naturale su una campagna di verde, accompagnato in capo da tre stelle d'oro maleordinate”. La corona è quella di Città.

Il "nuovo" Statuto Comunale pubblicato sul B.U.R.C. n. 86 del 29 dicembre 2014, all'art. 2 riporta: "Il Comune, come suo segno distintivo, ha lo stemma riconosciuto con Decreto del Presidente della Repubblica del 5 marzo 1958 ed iscritto nel libro araldico degli enti morali, in data 5 luglio 1958".

 


[1] lettera o altro documento che “rende pubblica una decisone sovrana” e per questo “aperta” e leggibile da tutti:

[2] C. ASTENGO, Guida Amministrativa, Milano 1865;

[3] A. ZIGGIOTO, Taurasi, in “Vexilla Italica”, a. XXX, n. 1 (55), Gennaio-Giugno 2003, pp. 18-20.

1991
1991
1738
1738

disegno Elio Capobianco

disegno di Massimo Ghirardi



- gonfalone

Drappo d’azzurro, riccamente ornato di ricami di tralci di viti pampinose d'oro e caricato dello stemma sopra descritto con la iscrizione centrata d'oro recante la dicitura COMUNE DI TAURASI. Le parti di metallo ed i cordoni saranno dorati.  L'asta verticale sarà ricoperta di velluto dai colori del drappo,  con bullette argentate poste a spirale. Nella freccia sarà rappresentato lo stemma del Comune e sul gambo inciso  il nome. Cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati. d'oro.

 

Non si conosce (se mai ci dovrebbe essere) la data di Concessione del gonfalone, adottato come l’arme, de facto. Il nuovo modello è stato alzato il 1° novembre 1991.



- bandiera

Bistrattata, considerata la sorella minore del gonfalone, da un po’ di tempo anche la Bandiera (con la B maiuscola), sta entrando sempre di più nella vita quotidiana delle persone, poiché si vede sventolare accanto alla Bandiera nazionale e a quella dell’Unione Europea (forse, tutti si ricorderanno che negli anni scorsi, quando si voleva far sapere ai cittadini che il Consiglio Comunale si sarebbe riunito, veniva esposta al balcone principale della Casa comunale, la Bandiera nazionale). Taurasi, seguendo l’esempio di tante altre amministrazioni, ne ha adottato una.

 

  • CHE COSA E’ UNA BANDIERA

Drappo di forma generalmente rettangolare, a uno o più colori variamente disposti, issato su un'asta, su un pennone o su una corda e usato come emblema o mezzo di segnalazione. Il lembo fissato al sostegno prende il nome di altezza, mentre il corpo principale viene detto lunghezza. A seconda della forma e della funzione, si distinguono diversi tipi di bandiere: stendardi, vessilli, insegne, guidoni e pennelli.

La bandiere vengono usate per simboleggiare nazioni, corpi militari, associazioni ed enti di vario genere. Diverso è lo scopo delle bandiere di segnalazione, che servono per trasmettere informazioni (ad esempio, la bandiera gialla usata dalle navi per segnalare un'epidemia a bordo o la bandiera bianca, che indica la resa).

L'origine della bandiera è antichissima: pare che attorno al 1000 a.C. fosse già nota ai cinesi e agli indiani, i quali probabilmente imitarono i drappi che gli antichi egizi issavano su aste decorate con figure simboliche. La Bibbia cita le diverse insegne delle dodici tribù del popolo d'Israele ed è noto che anche i greci e i romani fecero uso di bandiere.

Nel Medioevo se ne diffusero molti tipi: lo stendardo aveva le dimensioni maggiori e indicava la presenza di un personaggio importante; il vessillo veniva issato durante i combattimenti. Entrambi recavano lo stemma della famiglia di appartenenza ed erano prerogativa dei ceti nobili. Il guidone e il pennello venivano invece usati dai cavalieri. Con la nascita degli stati e il declino del feudalesimo le bandiere nazionali divennero la categoria più diffusa.

 

  • IL TORO DISEGNATO SU DI ESSA

Un primo riferimento di un vessillo si trova in Ciarlanti, egli nelle “Memorie Historiche del Sannio” [1], scrive che gli antichi Taurasini, tribù sannitica,  “[…] Il Toro forse dipinto portauano nelle bandiere à quella guisa, ch’altri il Lupo, altri l’Aquila, altri il Cauallo, & altri altre imagini d’animali, con questi dinotando ciascun il pregio delle sue virtù secondo il lor intento à giuditio di Giusto Lipsio de Militia Romana; dando essi ancora coll’effigie di si forte animale ad intendere il lor valore, e possanza, con cui queste si possono anzi vengono ben significate, per esserne quel dotato à par d’ogni altro […]”.

 

  • LA PRIMA BANDIERA

Una Bandiera comunale, è stata alzata per la prima volta nel 1998, voluta dal sindaco Emiliano De Matteis, era di uno omogeneo sfondo rosso granata, colore della nostra squadra di calcio, ma noi vogliamo darci un altro significato, è stato adottato in omaggio all’Aglianico, da cui si ricava il vino rosso “Taurasi” D.O.C.G. Il colore non era presente nello stemma, né sul gonfalone, è stato adottato, quindi, ex-novo, al centro portava l’arme comunale.

Una ottima versione di questa è visibile sul sito internet del C.I.S.V. (Centro Italiano Studi Vessillologici), disegnata dall’amico Roberto Breschi, presidente.

 

  • LA NUOVA VERSIONE

Poiché il colore è estraneo all’araldica taurasina, il 28 agosto 2008, è stata issata una nuova versione della Bandiera completamente diversa, in proporzioni apparenti 2:3, in tessuto acrilico indelebile agli agenti atmosferici, voluta dal sindaco Antonio Buono. Si è deciso ancora per il fondo unico, questa volta è celeste, il colore riflette l’azzurro dello scudo e del gonfalone, con l’arme nel centro; per quando riguarda lo stemma si è ripreso una vecchia versione adottata dal 1976 al 1985.

 


[1] G.V. CIARLANTI, Memorie Historiche del Sannio,  Isernia 1645, libro I°, p 14.




- sigilli

  • CHE COS’E’ UN SIGILLO

Il sigillo (termine proveniente dal latino sigillum, diminutivo di signum ’segno’) è uno strumento in metallo, pietra o gemma, utilizzato per marcare documenti e oggetti segnalandone la natura ufficiale o la proprietà; il termine è utilizzato anche per indicare l'impronta lasciata dal sigillo stesso. Sigilli che recano motivi pittorici o nomi di sovrani sono d'immenso aiuto agli storici e agli archeologi per ricostruire eventi della storia antica e per chiarire dettagli dei costumi e della vita culturale, militare e artistica del passato.

Nei sigilli antichi generalmente era intagliato un disegno che lasciava un'impronta convessa nella cera o nell'argilla umida. Prima del diffondersi della scrittura i sigilli erano utilizzati come forma di sicurezza per salvaguardare la chiusura di giare, scatole, sacchi e balle di merce. In Mesopotamia intorno al 3200 a.C. fecero la loro comparsa piccoli cilindri di osso o pietra intagliati a disegni geometrici o figure di animali: la loro superficie incisa veniva fatta rotolare sull'argilla umida per ottenere un fregio ripetitivo. I sigilli erano utilizzati per autenticare documenti scritti su tavolette d'argilla, e il mittente utilizzava il proprio sigillo personale sia sul documento sia sulla custodia d'argilla che lo conteneva. Nell'antico Egitto i documenti redatti su fogli di papiro venivano arrotolati e legati con una corda; la cera che copriva il nodo veniva impressa con un sigillo. Col diffondersi della scrittura l'uso dei sigilli si sviluppò ulteriormente e per realizzarli vennero utilizzati anche gemme e metalli preziosi. Nell'antica Grecia e a Roma erano utilizzati, spesso in ambito legale, sigilli, anelli con sigillo e sigilli-ritratto, sui quali era incisa l'immagine del proprietario. L'uso dei sigilli nell'Europa medievale era molto diffuso non solo tra governanti e pubblici ufficiali, ma anche tra i piccoli proprietari terrieri. Esistevano sigilli reali, religiosi, civici e commerciali, ed erano molto importanti nell'amministrazione. Il loro uso declinò nel XIX secolo, quando l'alfabetizzazione diffusa portò a un più ampio uso della firma. Prima che si diffondessero le buste sigillabili, tuttavia, le lettere continuarono a essere sigillate con ceralacca. In Cina e in Giappone i sigilli erano utilizzati soprattutto per ratificare firme o contrassegni, o per identificare la proprietà di oggetti come scatole, libri, dipinti. Qui non erano impressi, come in Occidente, ma stampati a inchiostro come timbri, cosicché rappresentano una prima forma di stampa. Solitamente erano quadrati e recavano soltanto la scritta 'Timbro di', seguita dal nome del proprietario [1].

 


[1] s.v. “Sigillo”, in Microsoft Encarta 2007.

  • IL SIGILLO DELL’”UNIVERSITAS”

Il primo sigillo conosciuto compare su un documento che porta la data del 1777, è molto bello, riporta lo stemma della Terra, ovvero il toro, in questo caso – stranamente - è rivolto verso il fianco sinistro, in termini araldici si dice <uscente>, a chi lo guarda da infatti l’impressione di uscire dallo scudo, essa arme è cimata da una corona principesca ed è circondata dalla scritta TAVRASINA VBERTAS. Il toro è al contrario, non perché sia stato così, ma per il semplice errore dell’incisore, il quale evidentemente non si rese conto che avrebbe dovuto riprodurre l’immagine come se fosse vista al negativo. Questo sigillo è stato adoperato fino al 1810. E’ il caso comunque di ricordare, che il toro figura su un capitello datato 1623, ma certamente è molto più antico, perché storicamente è sempre stato il simbolo della comunità taurasina.

  • TRA IL XIX E IL XXI SECOLO

1806

La Rivoluzione scoppiata in Francia aveva fatto sentire i suoi effetti anche nell’Italia meridionale, nel 1799 era stata creata la Repubblica Partenopea, restata in vita per pochi mesi, ma anche il ritorno dei Borbone fu molto breve, perché nel 1805 il Regno di Napoli passò in mano francese. Per eliminare il possibile malcontento, il potere locale fu molto limitato. Con la legge del 1° dicembre 1806, n. 263, alle Universitas fu imposto che l’unico sigillo che potevano usare era quello impiegato della Real Corona nel cui contorno ogni autorità poteva incidere il proprio nome per distinguerlo, quindi dovevano abbandonare quello con lo stemma comunale. Pertanto il timbro di Taurasi doveva riportare lo stemma abbreviato del reame che la legge citata descriveva come uno scudo, ove sia espresso nella parte superiore l'emblema di Napoli partito, composto nel 1° da due corni di Amaltea in decusse e nel 2° da un delfino, nella parte inferiore l'emblema di Sicilia indicato dalla trinacria. Ma, pare che la legge sia rimasta inascoltata.

 

1808-1815

Lo stesso tipo di restrizione fu imposto a tutte Le Comuni, che sostituivano le Universitas del Regno di Napoli, dal governo di Murat. Esse furono obbligate di dotarsi di un medesimo sigillo riportante l’aquila napoleonica, con i fulmini posti tra gli artigli, come sola variante, la relativa scritta circolare indicante il nome della località.

 

1815-1861

Stessa impostazione è confermata con il ritorno sul trono napoletano dei Borbone. Nella nota del 15 giugno 1815, che si invitavano le autorità comunali a sostituire il proprio sigillo, si legge: “[…] è necessario che gli stemmi municipali finora adottati, vengano rimpiazzati da quelli del nostro augusto sovrano Ferdinando IV. Voi, quindi, vi affretterete subito a questo cambiamento, riformando i suggelli comunali colle armi di S.M., senza trascurare attorno ad essi l’indicazione del nome del vostro rispettivo Comune”. Il timbro quindi venne “aggiornato” col il nuovo stemma reale e compare la dicitura COMVNE DI TAVRASI P.U., dove P.U. sta per Principato Ulteriore (o Ultra).

Il 21 dicembre 1816 il nome dello stato fu cambiato in "Regno delle Due Sicilie”, contestualmente vengono modificati anche i sigilli, con tre decreti: decreto n. 4069 del 21 dicembre 1816, decreto del 15 marzo 1817 e n. 1082 del 20 gennaio 1818, in base ai quali all’arme reale completa anche di onorificenze, quindi molto complesso [tralasciando le partiture, si individuano le armi, spesso ripetute, di Farnese, d'Austria, di Borgogna antica e moderna, del Portogallo, di Castiglia e di León, di Granada, di Fiandra, d'Angiò antico e moderno, d'Aragona e di Sicilia, del Brabante, del Tirolo, di Gerusalemme e dei Medici. Collari di vari Ordini, ornavano lo scudo: del Toson d'Oro (in basso al centro), quello di san Gennaro (al centro sopra il Toson d'Oro), quello Costantiniano di san Giorgio (a sinistra), di san Ferdinando (a destra), di Carlo III della Concezione (all'estrema destra) e quello dello Spirito Santo (all'estrema sinistra], e riportante il nuovo titolo del sovrano FERDINANDO I RE DEL REGNO DELLE DUE SICILIE, verrà aggiunta in un segmento ellittico l'indicazione del Comune a cui il suggello appartiene. Da notare che Ferdinando I è il vecchio IV. Un altro cambiamento si ha nel 1830, con la salita al trono del nuovo sovrano Ferdinando II, la dicitura del Comune compare al disotto del sigillo.

 

(1777)-1810
(1777)-1810
1810-1815
1810-1815
1815-1816
1815-1816

1816-1825
1816-1825
1819
1819
1829
1829

1861-1944

Quando i Borbone decadono e il 17 marzo 1861 nasce il Regno d’Italia, si invitava i sindaci a provvedere ai nuovi sigilli i quali dovevano essere fregiati delle Armi dell'illustre Casa Savoia [1], limitata al solo scudo crociato cimato da corona reale e cinto dal collare dell’Ordine dell’Annunziata, intorno l'epigrafe VITTORIO EMMANUELE RE D’ITALIA, la dicitura del Comune compare ancora al disotto del sigillo. Naturalmente al cambiamento del sovrano, cambiava anche la dicitura, così con Umberto I (dal 1878 al 1900), viene adottato l’arme del Regno d’Italia completo di manto e figura la scritta MUNICIPIO DI TAURASI e così anche con Vittorio Emanuele II (dal 1900), dove viene però abbandonato il “doppio-sigillo”.

Nel 1922, ci fu l’avvento del Fascismo, tra le altre cose vennero modificati anche i timbri comunali. Con decreto legge n. 442 del 20 marzo 1924 si faceva divieto assoluto ai Comuni di usare sigilli, non legalizzati dalla Consulta Araldica del Regno (nel 1923 passata sotto le dipendenze della Presidenza del Consiglio) e successive normative del 1928 e 1933 imponevano che i sigilli dei Comuni fossero fregiati del “fascio littorio” nella figura araldica del Capo. Di Taurasi, si conosce un sigillo col nuovo stemma di stato, alla consueta arme dei Savoia sono accollati due fasci littori, che nell’antica Roma erano simbolo di potere. Sebbene il Fascismo sia terminato nel 1944, il sigillo è stato utilizzato fino al 1946.



[1] C. ASTENGO, Guida Amministrativa, Milano 1865

1830-1860
1830-1860
1861-1878
1861-1878
1894-1902
1894-1902

1906-(...)
1906-(...)
1927
1927
1922-1944
1922-1944
1945
1945

  • L’AVVENTO DELLA REPUBBLICA

Il 2 giugno 1946, nasce la Repubblica Italiana, anche il sigillo viene aggiornato, ma con scarsissima fantasia, ancora una volta su di esso non compare l’arme comunale, addirittura uno dei primissimi riporta solo semplici diciture, ma diversamente dagli altri compare per la prima volta la scritta riguardante la provincia di appartenenza del Comune.

Su quello attestato al 1958, fa mostra il nuovo stemma della Repubblica, la stella con la ruota dentata, tra rami di ulivo e querce in decusse.

Il sigillo non varierà nel corso degli anni, sempre la stessa monotonia, senza nessun riferimento alla storia comunale, quando invece i Comuni viciniori, adottavano quelli con il loro stemma. E’ da segnalare comunque, che il Comune di Taurasi, il c.d. “sigillo ufficiale” (in custodia al segretario comunale), con l’arme, c’è l’aveva è veniva utilizzato solo in rare occasioni, sinceramente era (o meglio è) di una bruttezza disarmante, con quel <toro (?)> tozzo e sproporzionato.

1949
1949
1956-1958
1956-1958
1958-1963
1958-1963
1970-1979 (1984)
1970-1979 (1984)

1979-1985
1979-1985

  • OGGI

Il primo timbro con lo stemma viene adottato nel 1985, ricompare in un nuovo scudo il toro rampante, sormontato da tre stelle maleordinate, esso è cimato da una corona di fantasia.

 

Nel 1990, una nuova versione, lo scudo è cimato da una corona di Città.

Il resto è storia di oggi. 

1985-1986
1985-1986
1987-1991
1987-1991
1990-
1990-

il sigillo ufficiale del Comune di Taurasi
il sigillo ufficiale del Comune di Taurasi
1957
1957