Fuóco ‘e san Ciriàco



LA RELIGIOSITA' IN IRPINIA

 

"Tra le manifestazioni della religiosità popolare della terra d’Irpinia, va annoverata pure il rituale dei fuochi all’aperto, connotati di sacralità, che si accendono al tramonto nelle vie e nelle piazze di tutti i nostri paesi. E duravano fino a notte inoltrata. […] I falò rituali facevano la loro apparizione in un arco di tempo che copriva tutto il lungo periodo invernale. Esso correva dalla notte di Morti tra l’uno e il due novembre, fino alla notte del venticinque marzo, notte dell’Annunciazione. […] I fuochi della tradizione cristiana, accesi nel periodo del solstizio invernale, ripetono il rito pagano in onore del dio Sole; a quelli, invece, che si celebravano nell’equinozio primaverile, la religiosità popolare assegnava piuttosto virtù purificatrici e rigeneratrici. Nel medesimo periodo, presso i romani antichi venivano accesi i fuochi per festeggiare l’equinozio di primavera, allo scopo di bruciare quanto di cattivo apparteneva al vecchio anno. E’ da sottolineare la somiglianza fra tutte le cerimonie legate al rito dei fuochi, ovunque esse si celebrassero in Irpinia e in qualunque data esse cadessero. Comunque tutte quante hanno conservato i tratti delle cerimonie rituali arcaiche che erano celebrate sia per propiziare il ritorno del sole, in base al principio simpatico, sia per purificare i campi dalla presenza di potenze negative e l’aria dalla corruzione di spiriti ostili, anch’essi negativi. […] Tra i fuochi rituali vanno annoverati anche quelli […] di mezza Quaresima (nel ventesimo giorno dopo Carnevale), […] il rito rileva carattere eccezionale; […] perché ha conservato l’antica funzione di rito di purificazione dei campi e di propiziazione di buon raccolto. […] Nei giorni che precedevano, bande di ragazzi nei paesi, provvisti di boschi, andavano in periferia e raccoglievano legna di quercia o rami secchi di faggio; nei paesi dove i boschi sono più radi o lontani dal centro, i ragazzi del quartiere bussavano di porta in porta e chiedevano la legna […]. E chi offriva un ceppo, chi donava una mangiata di ceci da abbrustolire e chi una grembiulata di patate da cuocere sotto la cenere. Di giorno in giorno cresceva il mucchio di legna accumulato nel cortile o in un angolo di strada. […] I vicini accorrono attorno al fuoco e si apprestano alla veglia in onore del Santo. Un tempo si pregava, si raccontavano cunti; oggi si consumano patate cotte sotto la cenere, caldarroste, salsicce arrostite. […]"[1].

LA TRADIZIONE

 

Ogni anno, la notte taurasina del 15 di marzo è illuminata dai fuochi legati al culto di s. Ciriaco (“’o fuóco ‘e san Ciriàco”).

 

La tradizione vuole che grandi falò siano accesi in ogni luogo del paese nella notte antecedente la nascita del santo. Non si sa quando ha avuto inizio questa tradizione, ne se è autoctona o più probabilmente portata a Taurasi da contadini della confinante Torre le Nocelle, quando questi per motivi di lavoro si spostavano nel nostro Comune[2]. Seppure con alterne vicende, che hanno visto periodi di partecipazione popolare ridotta, questi festeggiamenti non hanno mai subito una battuta d’arresto, c’è sempre stato chi, la sera della vigilia di s. Ciriaco, anche se all’ultimo momento, ha raccolto legna, fascine e ha creato falò, simbolo di una fede inestinguibili.

IL PERIODO

 

Il periodo dell’anno nel quale ricade la ricorrenza, a conclusione dell’epoca della potatura delle piante, del resto, favorisce l’approvvigionamento di sarmenti e tralci di viti da accendere per i fuochi. Legati assieme, ed opportunamente ammonticchiati, questi materiali sono l’ideale per fare onore a s. Ciriaco e concorrere per un riconoscimento al falò più grande nelle gare che vengono organizzate all’interno del paese. La serata di fede, tradizione e voglia di stare insieme, si conclude di solido con mangiate e bevute a base di vino Aglianico. Vi è un’altra usanza, quella di portare a casa, dopo averlo sistemato nel braciere, un po’ di fuoco del santo, affinché la sua benevolenza possa portare prosperità alla famiglia che la abita[3].

 


[1] A. RUSSO, "Tradizioni: Il rito dei fuochi in Irpinia", Corriere dell'Irpinia, p. 29, del 6.2.2011 

[2] E. CAPOBIANCO-R. DE ANGELIS, Vademecum Taurasino per l’anno 2000, p. 13.

[3] AA.VV., Area Taurasi Valle del Calore, le bellezze, le tradizioni ed i sapori, Napoli 2005, p. 12.



I fuochi di S. Cirìaco a Taurasi

(© Prof. Antonio Panzone, tratto da "Novecento - Pagine Taurasine")

I fuochi, che squarciano l'aria la sera del 15 marzo, hanno origini antichissime, che si perdono nella nostra storia contadina e nel culto antico del martire.
Il 15 marzo, vigilia della nascita del Santo, c'è l'abitudine di accendere dei grandi falò in ogni rione del paese. In questo periodo per la civiltà contadina è terminata la potatura delle piante, per cui ci sono sarmenti e tralci di ogni tipo, che , legati opportunamente, vengono messi da parte per il fabbisogno dell'anno ".. pe' appiccia' lo ffuoco quann' fa fridd' o pe' appiccia'lu furn' a Pasqua o quanno se vole fa' llo ppane e lo ucciolo co la pommarola 'ncoppa.." , ma anche per l'occasione dei fuochi in onore a S. Ciriaco".
Si passa di casa in casa a chiedere ".. ddoie levene pe' San Ciriaco.." Basta la disponibilità spontanea del vicinato, che non si fa pregare prima per la venerazione del martire e poi anche perché in molti casi si libera di tanti sterpi, a volte, anche scomodi. I ragazzi poi sono bravi a far pulizia, prelevando tutto quanto viene offerto.
Il più delle volte si fanno delle gare a chi riesce ad allestire il falò più grande,e non di rado succedono pure degli incidenti, specie quando questi falò si accendono in prossimità di abitazioni. Alcuni anni addietro il falò allestito in prossimità delle case popolari, creò danni a delle finestre plastificate. S. Ciriaco, comunque, non trascura i suoi fedeli e li protegge sempre. Bisogna affermare che questa tradizione non è stata mai sospesa. Degli anni ha registrato anche dei cali di partecipazione, ma sospesa mai e la sera della vigilia di S. Ciriaco c'è stato sempre chi, all'ultimo momento, ha raccolto delle fascine e ha creato il falò, più, modesto, ma sicuro segno di una tradizione e di una fede che non muore.
Forse o a carico dell'Assessorato della P. I. locale o della Pro Loco si potrebbe indire una gara ".. lo ffuoco cchiù bello re S.Ciriaco.. accumpagnanno la serata cu sausicchi' e vino.."
Oggi, nei giorni precedenti la ricorrenza, i ragazzi, attrezzati con funicelle e corde e muniti di carriole, vanno per la campagna a raccogliere legna e i contadini danno fascine e ceppi; ma si raccoglie di tutto, anche cartoni, gomme vecchie d'auto, ecc.
La sera del 15, dopo " le funzioni religiose della sera si accendono i falò.
E' un via vai di persone che vanno da un crocicchio all'altro, osservando ed esaminando i vari falò, per stabilire quale sia il migliore... Alcune donne portano patate, altri, più organizzati, hanno recuperato vino e salsicce e, quando la fiamma cede il posto alla brace e alla cenere, si sistemano patate, salsicce, vino, castagne e tutti i santi finiscono in gloria.
..... Verso il tardi, è usanza di portare a casa, dopo averlo sistemato nel braciere, un po' di fuoco del Santo, perché porterà sicuramente bene.