AUTORE: Giacinto Diano[1];

EPOCA: 1797;

CARATTERISTICHE: Olio su tela (cm. 148x91);

 

DESCRIZIONE

Una grazia leggera e delicata nei toni, un disegno morbido e sciolto, una felicità davvero armoniosa nell’insieme composito, un accostamento di colori che rilevano una particolare sensibilità artistica, sono le componenti caratterizzanti di maggiore determinazione stilistica che si riconoscono a quest’opera. Il tema è al tempo stesso semplice e incredibilmente complesso. Dal punto di vista iconografico, è un soggetto quasi povero di originalità, subito identificabile. I tre personaggi assumono pose esemplari, come per un libro di ricordi o come esempio di una famiglia ideale. Maria è una madre giovane, innocente, piena di attenzioni, velata da un soffio di tristezza; Gesù un bambino delizioso e Giuseppe, collocato un po’ in disparte, in secondo piano, un padre anziano ma solerte.

 

Il paesaggio è pieno d’atmosfera, con sottili tinte attenuate dei colori che lambiscono la resa dei pastelli in un gusto quasi veneteggiante, fa da mirabile sfondo alla Madonna, coperta da un lieve manto azzurro, seduta su rovine romane, che tiene sulle sue ginocchia il Bambino Gesù, in tutta la sua nudità, mentre è guardato con amore paterno da Giuseppe, con la mano sinistra in una scodella piena di ciliegie, il frutto del Paradiso, dei beati e della dolcezza; mentre in primo piano in basso vi sono due conigli, simboli di fecondità.

 

NOTE

Nel 1969, il restauro fu eseguito da Ovidio De Martino[2]. Più recentemente (2007) si è provveduto alla ripulitura del primo intervento invasivo, che ha riportato alla luce una incertezza che ebbe il Diano durante la lavorazione della tela, in un primo momento la figura di Giuseppe era posta più in basso, ma evidentemente non lo soddisfaceva in pieno e non si integrava perfettamente, quindi fu riposizionata diversamente.



[1] Giacinto Diano (Pozzuoli, 1731-Napoli, 1804), pittore. Una delle maggiori personalità del settecento napoletano.  Nacque da famiglia pugliese la prima formazione artistica gli fu data dal padre che, pare, fosse anch'egli pittore. Successivamente fu messo nella bottega del maestro Francesco De Mura, la cui forte personalità influenzò le sue opere giovanili. Nel 1752, lasciò definitivamente Pozzuoli per stabilirsi a Napoli, per concorso fu nominato, nel 1773, professore di Disegno e maestro di Pittura nella Reale Accademia di Belle Arti, rimanendovi fino al 1782. Grazie ai contatti stabiliti, oltre che con l'ambiente romano, soprattutto con Luigi Vanvitelli, il pittore definì una sua precisa tendenza alla elaborazione di impianti compositivi condotti con criteri di piani prospettici, una luminosità chiara e fluente e una studiata ma rigida disposizione degli elementi figurativi. La produzione artistica del Diano è sparsa in diverse località del Meridione d'Italia, ha lasciato numerose opere anche nella sua città natale, ma quelle più importanti sono le tele eseguite tra il 1758 e il 1760, per la settecentesca chiesa di San Raffaele Arcangelo a Pozzuoli.

[2] Ovidio De Martino (Frigento, 1932-viv.), pittore.

il ripensamento dell'artista
il ripensamento dell'artista

© per testo e immagini ELIO CAPOBIANCO & RINALDO DE ANGELIS