la Fede

IL CULTO

 

chiesa Collegiata di s. Marciano v. & c..:

orario s. messe: feriale invernale h. 18.00/festivo invernale h. 09.00 e 18.30

                           feriale estivo h. 19.00/festivo estivo h. 11.00 e 19.30

 

chiesa del ss. Rosario:

orario s. messe: feriale invernale h.         /festivo invernale h. 10.30

                           feriale estivo h. 09.00/festivo estivo h. 09.30

 

chiesa dell’Immacolata Concezione:

orario s. messe: feriale invernale  h. 07.00/festivo invernale h. 08.00

                           feriale estivo h. 07.00/festivo estivo h. 07.00

 

MARIA ss. AUSILIATRICE, COMPATRONA DI TAURASI

Il primo utilizzo ufficiale del titolo mariano “Auxilium Christianorum” (“Aiuto dei Cristiani”), risale al pontificato di s. Pio V che affida alla Madonna le sorti dell’Europa cristiana e della chiesa di fronte alla minaccia dell’invasione musulmana. I soldati che fanno ritorno vittoriosi dalla celebre battaglia di Lepanto (1571), nella quale la flotta cristiana trionfa su quella turca, invocano la loro celeste patrona Maria come “Auxilium Christianorum”, riconducendo alla sua intercessione l’insperato successo militare. Nel 1815, conclusasi la sua prigionia napoleonica, papa Pio VII istituì la festa di Maria ss. Ausiliatrice. Il culto ha avuto grande fortuna nel XIX sec. a opera di s. Giovanni Bosco. Per Taurasi, la sua storia è legata al canonico d. Luigi Stanislao Mele (1834-5 novembre 1891) che svolse il suo apostolato in favore dei poveri, dei bisognosi e degli orfani, mettendo in pratica le parole di Gesù Cristo: “Quello che avete fatto ai più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt. 18,5). Provvide alla fondazione e formazione di una congrega, dedicandola a  Maria ss. Ausiliatrice. I locali furono ricavati nella sacrestia della chiesa Collegiata di s. Marciano. Il suo zelo apostolico a favore dei più diseredati nacque, secondo testimonianze popolari e familiari, da un incontro che d. Luigi Slanislao ebbe con s. Giovanni Bosco. Don Bosco gli aveva fatto dono di una piccola statua della Vergine Ausiliatrice. Cinque anni dopo la morte di d. Luigi Slanislao, la Vergine Ausiliatrice fu proclamata patrona principale e totale di Taurasi (1).

 

BIBLIOGRAFIA:

(1) G. TRANFAGLIA, Il culto di Maria ss. Ausiliatrice, in Altirpinia, del 15.10.2000

il Folklore

UO'RTO 'E SANTO MARCI'ANO (Orto di san Marciano)

FUO'CO RE SAN CIRIA'CO (Fuoco di san Ciriaco)

TATO'NE


MITI E LEGGENDE TAURASINE

(© Prof. Antonio Panzone)

 

Mazzamauriello

Si racconta che in una casa di campagna venivano allevati dei maiali. Una mattina il padrone, che era andato a dar loro da mangiare, si accorse che non avevano fame. Questo accadde per vari giorni. Il padrone, insospettito, fece il giro della casa e scorse tante impronte di piedini scalzi, successivamente scoprì che quelle impronte erano di un bambino (Mazzamauriello) che di notte portava i maiali al pascolo; questi mangiavano le ghiande, perciò la mattina erano sazi.

 

Per ricompensare Mazzamauriello, il padrone dei maiali pensò di comprargli delle scarpe, ma quando il bambino, le vide appese ad una pertica, pensò che l’uomo in questo modo lo voleva imprigionare. Offeso, da quel giorno, non portò più i maiali al pascolo e si allontanò per sempre da quella casa.   

 

La janara   (o Malauma)

Si racconta che una volta compariva spesso, nelle case e nelle campagne, uno strano lenzuolo bianco. Nelle case questo lenzuolo chiamato anche Malauma, con movimenti rapidi, avvolgeva le cose e le portava via; per questo motivo gli anziani raccontavano che quando non si riusciva a trovare qualcosa si diceva, “ma che è passata la janara ?” 

 

Nelle campagne il lenzuolo appariva disteso sopra le siepi. I contadini che di notte tornavano verso i loro “pagliai”, dove dormivamo, cercavano di toccarlo per  vedere di cosa si trattasse. A questo punto, il “lenzuolo” emetteva un suono spaventoso, indietreggiava e spariva. Ciò faceva fuggire i poveri contadini che si guardavano bene dal recarsi in campagna a tarda notte. 

 

 

CREDENZE DEL POPOLO

 

La processione dei morti

Si dice che nella notte fra il primo e il due novembre (giorno della commemorazione dei defunti) i morti escono dalle tombe e in processione si recano in Chiesa dove un prete, anch’esso defunto, celebra la messa.

I morti, per illuminare il percorso, portano una candela che i parenti, per tradizione, pongono sulla tomba dei loro cari la sera del primo di novembre.

 

Alcune persone anziane sostengono che qualcuno, in  passato, è riuscito a vedere questa processione dopo aver pregato intensamente.

 

Si dice anche che essi hanno parlato con i propri figliocci defunti (commarelle e comparielli) che consigliavano loro di allontanarsi perché  quella era la processione dei morti e non dovevano essere disturbati. 

 


VISTA DALL'ARTE