s. MARCIANO vescovo & confessore, patrono di Taurasi

© per testo ELIO CAPOBIANCO, da "La vita di s. Marciano", atti del 1° convegno "s. Marciano e Taurasi", Taurasi 1° agosto 2014, chiesa Collegiata di s. Marciano v&c 


  • UN SANTO CHIAMATO MARCIANO

 

Si sa poco della vita di un santo chiamato “Marciano” e che è stato “vescovo di Frigento”, forse si può dubitare su questo titolo episcopale, ma non sulla sua reale esistenza. Se storici molto lontani nei secoli da noi ne hanno parlato significa che all’epoca vi erano dei documenti o delle prove schiaccianti. La vita del santo è tramandata da due manoscritti medievali: il più antico risale ai sec. XI-XII è conservato a Roma nella Biblioteca Casanatense, mentre l’altro del sec. XII appartiene alla Biblioteca Capitolare di Benevento (La più antica ufficiatura beneventana è pel vescovo di Benevento: Vita et obitus [vita e morte] s. Marciani ep. et cf. nel cd. II, ff. 5v-12, della capitol. del sec. XI-XII, e cd. XIV, ff. 180v-181v, della capitol. del sec. XII. […]).

 

Taurasi, ha come santo Patrono, un vescovo e confessore di nome Marciano, non certamente da pochi anni, ma bensì da secoli. San Marciano è il protettore di Taurasi, è già questo ci basterebbe. La domanda è: Da quando è il nostro Patrono? Non si sa, il primo documento cartaceo -conservato a Montevergine- in cui compare un “Sancti Marciani” relativo a Taurasi, porta la data del dicembre 1188. In un diploma del novembre 754 (Chronicon Volturnense, p. 247, doc. 32) relativo al monastero di santa Maria di Locosano compare “[…] ad Sanctum Marciano in Frecento”.

 

Il culto si diffuse per effetto della vittoriosa lotta per la libertà della chiesa sancita dall’accordo stipulato a Worms (antica Vermazia, in Germania) nel 1122 tra il papa e l’imperatore germanico, e celebrata nel 1123 con la convocazione del primo concilio ecumenico della Chiesa latina a Roma, si ebbe un’ampia rivalutazione delle figure dei vescovi. Tra il sec. XI e XII, si andava alla ricerca della memoria di un passato episcopale che supportasse il ruolo dei presuli: si fece ricorso al rinvenimento di reliquie prestigiose, si avallarono tradizioni celebrative a volte risalenti ai primordi del cristianesimo, si onorarono i prelati che si erano schierati con gli ecclesiastici riformatori. Nel frattempo le chiese furono oggetto di importanti interventi di restauro, esagerandone l’intitolazione, assai spesso al santo patrono, come avvenne a Taurasi nel 1150.

 

Così il culto di s. Marciano (ma più esattamente sarebbe MARCO). La tradizione riporta che la popolazione lo scelse come suo Patrono, perché Lo ebbe gradito ospite per molti anni, quando combatté strenuamente, per difendere la Fede cattolica, contro Giuliano vescovo di Eclano (n. circa 380 – m. 455), eretico e seguace delle dottrine di Pelagio sulla grazia e il libero arbitrio, che infestava le nostre contrade (dal Breviario).

 

  • LA VITA

 

San Marciano, chi è costui? Innanzitutto il nome: MARCIANO, proviene dal nome latino Marcianus o Martianus che, per tramite del suffisso -anus, significa letteralmente "di Marcio (o Marzio)" e, per estensione, "di Marte", "sacro al dio Marte". Come Marzio, quindi, anche Marciano è uno dei vari nomi che riflettono il culto del dio romano Marte, alla stessa maniera di Marco, Marcello, Martana, Martino e Marziale. L'onomastico si festeggia il 4 gennaio in ricordo di san Marciano martire, ma sono numerosi i santi che portarono questo nome.

 

Ne scrive Giovan Vincenzo Ciarlanti, arciprete della cattedrale di Isernia, in “Memorie Historiche del Sannio”, edito nel 1644, ma già egli riprende un precedente scrittore, l’alessandrino fra Filippo Ferrari (“Catalogus Sanctorum Italiane”, 1613, pp. 433-434). Scrive infatti: “[…] S. Marciano Vescouo di Fricento, la quale è Città posta vicino Auellino, similmente visse tra questi tempi, come si caua dal Ferrario, che ha raccolto quelche siegue da vno antico manoscritto della Chiesa di Beneuento. […]“, il tutto è ripreso secoli dopo da Francesco de’ Franchi, “Avellino Illustrato da Santi e Santuari" del 1709, da Ughelli, “Italiae Sacrae”, da Giuseppe Zigarelli in “Storia della Cattedra di Avellino” nel 1856, e ad essi ci rifacciamo per sapere della Sua vita terrena.

 

Nacque a Modune, nella Morea, penisola della Grecia, nel 415, “da nobili e chiari parenti, [e] […] usciti di vita i detti genitori, spogliossi tosto dal ricco suo retaggio, e datolo a’ poveri, venne in Italia”; il Ciampo scrive in “Elogio istorico di s. Marciano, 1837”, […] Comodo porto ai Naviganti porge la città di Modone pel littorale del mare detto della sapienza, per cui non lungi da Corone si entra nel Mediterraneo. Ivi si è imbarcato Marciano, e già viaggia per l’isole di Zante, lascia Cefalonia, trapassa Corfù, ed all’Adriatico giunge, tocca Taranto, e senza curarne le delizie perviene al porto di Brindisi. Avevano ivi tempo fa, i Cretesi più colonie dedotte, e per quei contorni più città edificate. Marciano lo sa, e le evita per vivere ignoto. Cerca più lontane ignote contrade, evitando paesi, e alli campi di Benevento si drizza. […]. […] Lasciando le Beneventane valli, cercando giva de’ boschi, e sotto gli alti monti del Sannio scorgendoli, nel territorio de’ Sanniti perviene. […] Tutto era ivi distrutto, quel suolo famoso tanto […]. […] Ma più funesto spettacolo presentossi, e di più lamentevole ricordanza. Le tracce eran colà degli Epiroti, che Pirro recò contro Roma, de’ Sanniti in favore; che sconfitti quei guerrieri concittadini ne’ campi Taurasini vi trovarono la tomba. Calcando egli quel suolo, credè calpestare le ceneri de’ suoi […].


Raggiunse poi le boscaglie della valle d’Ansanto, presso Frigento “[…] e vi menò vita solitaria, a cui per la fama, che si sparse della Sua Santa vita, e dei molti miracoli, che’l Signore per li suoi meriti operaua, concorse gran gente. […] Una donna ancora ad aprir viene per Marciano la scena de’ portenti. Mirate, ecco la, dai confini della Lucania limitrofa una madre anzante: di sudore bagnata, con un figlio in braccio ne viene, di Marciano chiede, che già fin là la fama, di esso era giunta. Se le addita nel bosco, sollecita entra, e rinvenutolo, piena di fede. Ah! salvam’ il mio figlio, piangendo dice, da lungi vengo, eremita santo, tu il puoi, prega Dio, la grazia voglio, la spero in te. A tuoi piedi io lo gitto… Oh Dio! e quanto sei nei tuoi servi ammirando! Alza appena Marciano destra, e segna in fronte del fanciullo la Croce, quello è già salvo; la sua madre accarezza, addita il suo salvatore, grazia, grazia… gridar si sente … Grazia ripete l’eco del bosco. La madre mostra salvo il figlio a tutti. Tutti accorrono alle voci giulive. Una folla de’ contadini ingombra il bosco. I coloni lasciano le faccende rurali per vedere il miracolo […]. Proprio in quegli istanti lungo la via Appia transitava Lorenzo, che si recava a Roma, per essere consacrato vescovo, e lo volle con lui per il difficile viaggio. E giunti, Marciano si ritirò in vna Chiesa della Beatissima Vergine per aspettare Lorenzo fin a tanto che hauesse negotiato col Pontefice [s. Leone I Magno]; dal quale essendo esso Lorenzo interrogato di Marciano, con riferirgli ancora alcune cose, che di quello da Dio gli erano state rivelate, cominciò ad attristarsi per timore, che fosse il suo compagno in Roma dal Papa ritenuto. Del che accortosi il S. Pontefice, confortollo dicendo, che stesse di buon animo, perche il Signore gli hauea ordinato, che a lui desse la cura della Chiesa di Canosa, & a Marciano quella di Fricento” (correva l' A.D. 441) (Ciarlanti; Ughelli, Italia Sacra […] VIII, Venezia 1717-1722, coll. 285-288; Acta SS., Iulii, III; De Franchi, Avellino Illustrato da’ Santi, 1709).

 

Dal ritorno, dopo la inaspettata Consacrazione Episcopale, a Terracina, si imbatté in un corteo funebre e resuscitò il morto, che era Sempronio, il figlio del principe di quella città; fu accolto festosamente dalla popolazione della sua città episcopale e prima di fare ingresso nella cattedrale, con la sola benedizione, guarì ogni infermità;

E questo Santo molto glorificato dal Signore, specialmente nel discacciar i Demonj da gli ossessi” (De Franchi), salvò una donna morsa da un serpente velenoso. “Al fine essendo chiamato all’eterno riposo, predisse la Sua morte al Clero, & a gli altri; & andato poi il Sabbato alla Chiesa, tutta la notte dispensò in lodare Iddio, & in fare feruenti orazioni […]. […] Allo spuntar dell’aurora del dì 14 Giugno del 496 [anche se il Ferrari riporta 18 luglio]. volò in seno di Dio l’anima sua benedetta. Così morì l’uomo giusto, l’unto del Signore, l’Apostolo degli Irpini, qual visse, morì santo. […]. Sopra il cui Santo Corpo, e dopo sepolto diuersi infermi accorrendo, riceuerono per i suoi meriti l’intera sanità [ …]”. Fu santificato nel 527 da papa s. Felice IV.

 

“[Nell’839] Il suo corpo venne solennemente traslato in Benevento, dal vescovo Orso, e collocato con altri corpi di santi sotto l’altare massimo della cattedrale [dedicata a Maria ss.]. Il che fu per volere di Sicardo figliuolo di Sicone, quegli dé principi Longobardi che trattò propriamente capitolazioni di pace coi Napoletani nell’836. Rimase il detto corpo in Benevento fino a che le contese cò Greci e Saracini non incominciassero, mentre fu allora che, per cautela e sicurezza, tutte le sacre reliquie trasferite vennero in Montevergine, ove ancora oggi in ricche urne si conservano, e tra esse è pur quella delle ossa dell’anacoreta e vescovo s. Marciano” (Zigarelli).

 

Il corpo (corpora [cioè reliquie] sanctorum Martiani) fu rinvenuto in Benevento dal vescovo Landolfo il 15 maggio 1119, di questo “[…] fu lasciato […] l’indice alla Collegiata Curata di Taurasi, che porta il suo titolo […]” (Fabio Ciampo, Elogio istorico di s. Marciano, 1837).

 

[…] Vi si celebra la festa a 14. di luglio, e non per cagion della sua morte, ma dalla traslazione, che fu fatta l’anno 840. in circa, da quattrocento anni dopo il suo felice passaggio.” (Ciarlanti, Ferrari) 

  • TANTI SAN MARCIANO FESTEGGIATI LO STESSO GIORNO

 

S. Marciano è venerato in molte parti come vescovo locale.

- Il monastero di Montevergine, dove riposano le reliquie, festeggiava s. Marci Episcopi, & Confessoris, il 6 ottobre.

- In Aeclanum il 14 luglio.

- L’arcivescovo di Benevento Francesco Pacca, nel XVIII sec. pretese che il suo primo predecessore fosse un s. Marciano vescovo e martire, venerato il 14 o 15 giugno, la chiesa beneventana lo festeggia il 14 luglio. Francesco Lanzoni, in Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII (a. 604), identifica questo s. Marciano con Marciano Ecanense, terzo vescovo di Aecae, l’odierna Troia in Puglia, che partecipò nel maggio 501 al Concilio ordinato da papa Simmaco a Roma. Il nome Marciano sarebbe una corruzione di Marco d’Aeca (Ughelli, Italiae Sacrae, tomo X, Venezia 1722). Nel Martirologio Gerolimiano, che il Lanzoni stesso definiva "orrendamente contraffatto", il codice B, il 15 giugno ricordava: “Et in Beneabento Marci”; il codice E (detto Epternacensis), il 5 novembre riportava: “In Capua Quarti confessoris. In Ecas Marci episcopi”, il titolo di Confessore è un elemento per posizionare il vescovo nel III-IV sec. Questo Martirologio che costituisce il più antico catalogo di martiri cristiani della Chiesa latina pervenuto, deve il suo nome al fatto di essere stato a torto attribuito a san Gerolamo. Il Codice E fu redatto tra il 702 e il 706, ma il vescovo era conosciuto già secoli prima per venire registrato in questo importante Martirologio, così la conoscenza del santo si sarebbe diffusa in altre città dell’Italia meridionale ed in modo particolare in Campania, grazie al duca di Benevento Arechi II.

- L'evoluzione del genere subì di questi “Libri dei Martiri” si ebbe nel 1574, quando papa Gregorio XIII promulgò il Martirologio Romano, calendario universale valido per tutta la Chiesa latina, che si è configurato come vero libro liturgico e che ha subito numerose revisioni nel corso dei secoli di cui l’ultima è stata effettuata nel 2001 sotto san Giovanni Paolo II, il 14 giugno riportava: “A Siracusa, San Marciano Vescouo, il quale ordinato dal Beato Pietro, dopò la predicazione dell’Euangelio, fu ammazzato da Giudei”.

-Nel Martirologio Gualdense, si legge: “53. XVIII KL. JUL. – in beneuento s. marciani ep. & cf. in questa apparizione saranno confluiti: l’Evangelista, il vescovo di Benevento (Vipera, Cronologia episcoporum et archiepiscoporum, Napoli 1636, pp. 95-96; de Nicastro, Beneventana pinacotheca, Benevento 1720, p. 77), Marco da Frigento (Caracciolus, De sacris ecclesiae monumentis, Napoli 1642; BHL 5264) se pur non è lo stesso, Marco o Marciano de’ Dodici, che ebbe il più largo culto, e Marciano da Siracusa (BHL 52636; Anal. boll. LI 262). Siracusano specialmente apparve ai Bollandisti (Acta SS. Jun. II 598, nov. III 54-55; BHL 5263 f-5264).

-Napoli ricorda s. Marciano, come proprio decimo vescovo, il 30 ottobre.

-Lucera (FG), festeggia il 14 giugno s. Marco vescovo di Lucera.

 

  • MARCO, VESCOVO DI SANNIO

 

Ma c’è di più, questo è veramente molto interessante. C’è anche un Marcus, episcopus ecclesiae Samninae: 502. — L'Ughelli (X, 163) pensò che quel Samninae fosse detto di regione (il Samnium), non di città. Ma poiché tutti i vescovi intervenuti ai sinodi romani del 499, del 501 e del 502, sottoscrivono, non con il nome della provincia, o regione, bensì della propria città, quella ipotesi non è accettabile. Secondo il celebre archeologo Mommsen (Cassiodori Variae, p. 508), Samninae sarebbe un vocabolo corrotto. Il Duchesne (Les évéchés d'Italie, I, 104; II, 397) identifica la città di Samnium con Ligures Baebiani. Questa antica città, chiamata SANNIO, oggi scomparsa, ha molto a che fare con Taurasi, intanto era collocata nel territorio dell’Ager Taurasinorum (Campi Taurasini) ma doveva essere situata nelle vicinanze, poiché fu una delle città conquistate da Lucio Cornelio Scipione Barbato, nel corso della Terza Guerra Sannitica insieme a TAURASIA e CISAUNA, (e disabitata, venne ripopolata successivamente dai Liguri Apuani). Nel VII o nell'VIII secolo forse questa diocesi scomparve, perchè il Catalogus provinciarum Italiae (Script, rer. kmgobar., p. 189), compilato in quel tempo, pone nella duodecima provincia d'Italia «antiquitate consumpta Sampnium» (F. Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII (a. 604), p. 263). Quasi a conferma, ancora oggi nel territorio taurasino al confine con Mirabella Eclano c’è una località detta “Bosco san Marco”. 

 

particolare della pianeta con s. Marciano
particolare della pianeta con s. Marciano
  • SAN MARCIANO DE VISU

 

Logicamente non si conosce come era fatto fisicamente il Santo, gli artisti che si sono cimentati lo hanno sempre raffigurato con una folta barba, così è il s. Marciano di Siracusa praticamente gemello di quello di Gaeta o di Frigento, il s. Marciano di Taurasi ha la barba ma la fisionomia è più giovanile, il s. Marciano di Napoli, invece, è senza barba. E’ rappresentato con la mano destra benedicente (come a Taurasi e Frigento) o con il pastorale (Siracusa), simbolo della dignità vescovile, con la mano sinistra tiene il libro, che è il Vangelo (come a Siracusa, Gaeta), di più a Taurasi e Frigento c’è anche il pastorale, mentre a Siracusa e Gaeta c’è in più la palma, simbolo del martirio. Si festeggia s. Marciano anche a San Nicandro Garganico (FG).

 

A Taurasi, continua il Ciampo, “[…] è la Matrice Chiesa Collegiata di Taurasi, nobile e gentile terra della Diocesi, famosa nella storia per i campi Taurasini. […] Sollenizza questa anche con gran pompa il di festivo di s. Marciano, di cui vanta il titolo, avendo la reliquia di un dito della destra, con cui benediceva il suo gregge, con averli eretta anche una statua […]". Si venera il busto ligneo policromo del santo del 1708, alto cm. 180, opera di Giacomo Colombo [(Este, 1663-Napoli, 1731), scultore in marmo, legno policromo e stucco, pittore. Ha lasciato opere in molte parti d’Italia (Lecce, Sulmona, Salerno, Lucca), nel 1689, eseguì il Crocifisso per la chiesa di s. Pietro in Cava de’ Tirreni, alcune sue opere arrivarono fino in Spagna.].

 

L'opera raffigura san Marciano in dignità di vescovo. Egli con la mano sinistra, regge la Bibbia, che si sta aprendo e il Pastorale, la mano destra è invece alzata in atto di benedire i fedeli. Il volto del Santo è ispirato e pensoso, pieno di preoccupata sollecitudine verso il suo popolo. Molto bello è il piviale del Santo di colore marrone riccamente ornato di stelle dorate e foderato di rosso, finemente cesellato con i simboli sacri, al di sotto di esso scende, in cadenze lievi e morbide, la stola di colore d’oro, su una tunica di colore verde, il che testimonia ulteriormente la bravura tecnica e la raffinatezza dell'artista. Il Santo reggeva in origine un pastorale in argento massiccio, realizzato nella stessa epoca della statua. Esso viene oggi conservato nel tesoro di san Marciano e posto sulla statua soltanto in occasione della festa patronale. La statua invece mantiene in mano un altro pastorale, di fattura e materiale più modesti, donato dalla cittadinanza, il 16 dicembre 1990. La statua possiede quattro diverse mitrie vescovili. La più antica di esse fu fatta ricamare dalla N.D. Michela de Angelis nella prima metà del XIX sec., è essa stessa un'opera d'arte ed è stata di recente restaurata. La seconda è in seta, con ricami in oro zecchino, e fu donata da don Luigi Liberto, nel 1954, in occasione del primo decennio della sua ordinazione sacerdotale. La terza, in seta con galloni dorati e di stile moderno, fu donata al Santo dal sig. Giuseppe Tranfaglia in occasione del Natale del 1980. L'ultima è stata fatta realizzare dall'amministrazione comunale di Taurasi in occasione del XV centenario della morte del Santo. E' in argento massiccio con decori in altorilievo.

L'effigie poggia su di una artistica base in legno dorato, anch'essa decorata con eleganti volute, nella pedana, vi è il cosiddetto loculo così chiamato perché vi era contenuto, fino ad una furto sacrilego di alcuni anni fa, la reliquia con un dito del Santo, posto in una piccola statua d'argento raffigurante lo stesso san Marciano. In quell'occasione fu rubata anche l'antica croce episcopale che pendeva sul petto del Santo, sostituita oggi con un'altra acquistata con le offerte dei cittadini di Taurasi. Ma la statua al contempo ci ha donato un vero tesoro di inestimabile valore, l’antichissima lamina dorata di pochissimi centimetri e che si credeva perduta, risalente al 1150, che riporta la proclamazione di s. Marciano a patrono di Taurasi, in occasione della consacrazione dell’altare maggiore della chiesa omonima (detta chiesa Madre).

La pedana reca nella parte posteriore la seguente scritta: IACOPUS COLOMBO SCVLPSIT A.D. 1708 ET, VETVSTATE CONSVPTA, RESTAVRATA FVIT, A.D. 1819. La statua è stata restaurata nuovamente (e riportata all’antico splendore) nel 1996, dalla ditta Daria Catello di Napoli.

 

Sempre nella chiesa Madre, sotto la volta, un affresco di Annibale Barchiesi del 1895, rappresenta san Marciano. Il santo è rivestito con paramenti vescovili moderni (piviale, mitra e pastorale), in atto di benedizione che conforta e guarisce gli ammalati. Si rifà, appunto, alla vita del santo, quando dal ritorno da Roma, a Terracina, si imbatté in un corteo funebre e resuscitò il morto con la sola benedizione. 



a Frigento



i santini

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Cervinara
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