Tatóne


Anticamente, come un po’ in tutti i Comuni irpini, il Carnevale aveva inizio, diciamo così ufficialmente, il 17 gennaio, giorno di s. Antonio abate, c’era una tradizione legata a questo santo, era quella di far andare casa per casa un piccolo maialino, detto “porcellùzzo ‘e sant’Antònio”, dove questo si fermava li veniva dato da mangiare. Il Carnevale finiva il martedì prima delle Ceneri, con la celebrazione verso la mezzanotte della morte di “Tatóne”, ovvero la morte del Carnevale. Giovani travestiti da infermieri e dottori, vanno girando per il centro inscenando il funerale di Tatóne, il rituale, tra il macabro e il profano, comprende la processione con le lamentazioni tipiche dei funerali, dicendo queste parole:

 

Tatóno mio, addò si muórto?

Abbascia ‘a l’uórto!

 

Ad ogni fermata, si mangia, si beve e si balla. Poi, quando ormai è molto tardi, l’allegra brigata si scioglie e si da appuntamento per l’anno successivo.



(© Prof. Antonio Panzone)

A Taurasi il Carnevale è raffigurato da Tatone (un vecchietto), che l’ultima sera di carnevale, il martedì, viene portato disteso su un treppiede per le strade del paese. 

E’ moribondo e tutti lo accompagnano, piangendo e gridando per il dispiacere di vederlo finire. Sebbene in quello stato, Tatone, però, ha ancora un buon appetito; per cui ovunque il corteo si fermi, chiede per Tatone vino, salsicce, soppressate e anche un poco di pastiere  (dolce fatto con riso e ricotta proprio per questa ricorrenza).

Mangia Tatone, il prete (finto) che lo accompagna, il dottore e i parenti del moribondo. Il corteo riparte fra le urla e i gemiti per fermarsi di nuovo più avanti. Tutti offrono qualcosa e a mezzanotte, dopo aver troppo mangiato, muore, portando con se la spensieratezza, l’allegria e anche le grandi abbuffate di roba genuina che il mondo paesano offre.