Ubicazione: via Municipio
Visitabile: SI, su prenotazione
La chiesa ha la facciata a capanna e presenta un bel portale in pietra sormontato da una lunetta semicircolare dove all’interno si osserva un affresco di s. Domenico de Guzman opera di Ciriaco D'Indio (del 1950 ca.), al di sopra un ampio finestrone rotondeggiante.
L’interno ad unica navata, adornata da colonne rinascimentali, commiste a fregi barocchi raffiguranti angeli, papi e santi; alle pareti vi sono sei altari marmorei, sormontati da altrettante tele. Sulla destra vi è una piccola cappella dedicata a s. Domenico e dalla sagrestia, attraverso una porta dipinta si accede al piano superiore.
E’ unita fisicamente al Convento dei pp. Domenicani, oggi sede municipale.
Una curiosità per quanto riguarda questa chiesa, essa è chiamata familiarmente dai taurasini: “Convento”.
La chiesa del ss. Rosario fu voluta da Fabrizio (II) Gesualdo, 2° principe di Venosa, 11° signore di Gesualdo e Taurasi, in memoria della moglie Geronima Borromeo.
Fabrizio, mecenate ed amante della musica, lascerà ai pp. Domenicani una somma molto cospicua, infatti i monaci si obbligavano a celebrare la bellezza di 494 “Missae Planae”, altre notizie interessanti si trovano su una pergamena conservata in chiesa: "(...) Il Magnifico Albenzio Perrelli fa fare a sue spese il grande arco di pietre lavorate che sostiene la grande volta del Coro (...)". Tra il 1614-20, i Gonnella fanno costruire sull’altare maggiore una imponente cornice in legno dorato per ospitare in modo degno la splendida opera di Giovanni Balducci, dono di Eleonora [Lenora] d'Este. Nel 1693, la chiesa grazie ai denari di fra Vincenzo Censale, viene rifatta dalle fondamenta in forma più elegante. La struttura subirà gravi danni nel 1732, dopo un terremoto, e sarà riaperta al culto nel 1793 e pochi anni dopo (17 maggio 1796) il vescovo di Avellino e Frigento d. Sebastiano de Rosa, consacra l’Altare Maggiore.
Nel 1809 la chiesa viene depredata dai Francesi, infatti era ricco il patrimonio, sempre sulla pergamena dei “Benefattori” possiamo rilevare, tra l’altro che: “(…) Il Pa: Let:e F: Geronimo Guarino di Solofra (…) fa a sue spese il calice d’argento. Il Pa: Let:e F: Giacinto Pellegrino di Fragneto Monforte figlio del Convento fa a sue spese il reliquiario d’argento con la reliquia di s. Vincenzo (…), Donata di Feo dona alla B.V. del Rosario segnacoli d’oro numero 59 con crocetta d’argento infilzati con segnacoli rossi nel mezzo (…) La Sig.ra D. Leonilda Gambale singolare benefattrice del Convento, (…) dona alla B.V. il suo ricco vestito sponsale, un manto di amoerro con stelle d’oro e tre preziosi anelli, una sciarpa ricamata d’oro, un rosario di segnacoli cristallini con filograna d’argento e d’oro e molte altre cose (…)”. Con la legge di demanializzazione dei beni ecclesiastici del 1845, la chiesa passa al Comune.
Nel 1932, la volta affrescata crolla seppellendo tutto; nel 1943 è ricostruita, altri danni li subirà con i terremoti del 1962 e del 23 novembre 1980; il 24 settembre 2008 è riaperta definitivamente al culto, dopo la benedizione del vescovo di Avellino d. Francesco Marino.
Nella cappella di s. Domenico, parte dell’originario pavimento maiolicato, del sec. XVI.
gli stucchi
le pergamene
VISTA DALL'ARTE
PER SAPERNE DI PIU'